Ritual vs Comune e Prefettura, vince lo Stato

Pubblicato il 17 aprile 2019 • Comune , Legalità

I giudici del Tar di Milano hanno respinto il ricorso della proprietaria del bar chiuso nel 2016 per interdittiva antimafia. Il sindaco Pruiti: “Abbiamo agito secondo la legge e ora anche il Tar conferma che non abbiamo pregiudizi su certi cognomi: le Forze dell’Ordine hanno accertato che ci sono intrecci economici tra la proprietaria e personaggi legati alla criminalità organizzata”

Buccinasco (17 aprile 2019) – Qui la ‘ndrangheta ha perso. E lo Stato vince. Ha vinto. Accade a Buccinasco dove questa frase posta agli ingressi della città a indicare l’impegno e la volontà di sconfiggere la criminalità organizzata, oggi diventa una realtà. Con una battaglia vinta, dallo Stato, dalla Prefettura, dal Comune.
Il Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia ha respinto il ricorso di Serafina Papalia contro i provvedimenti della Prefettura di Milano e del Comune di Buccinasco.

La vicenda è nota, emblematica e simbolica. Come il nome del bar, il Ritual, aperto in uno dei luoghi più caratteristici di Buccinasco, la Chiesetta, a marzo 2016. Chiuso l’11 ottobre dello stesso anno dal Comune in seguito all’adozione della Prefettura di Milano di un’informazione antimafia interdittiva. Informazione antimafia interdittiva che presuppone, secondo quanto prescrive il decreto legislativo 159 del 2011, “concreti elementi da cui risulti che l’attività d’impresa possa, anche in modo indiretto, agevolare le attività criminose o esserne in qualche modo condizionata”. Una misura “preventiva” che ha lo scopo di tutelare l’ordine pubblico economico, la libera concorrenza tra le imprese e il buon andamento della pubblica amministrazione.
Questo prevede la legge, questo per le Forze dell’Ordine e la Prefettura di Milano accadeva al Ritual.
Questo evidentemente confermano anche i giudici del Tar che hanno considerato infondati i motivi del ricorso.

“Ricordo bene quel periodo – spiega il sindaco Rino Pruiti, allora vice sindaco – e lo scontro duro della nostra Amministrazione con Serafina Papalia e con chi ne prendeva le difese accusandoci di aver chiuso il bar per il solo fatto che chi lo gestiva portava quel cognome. La sentenza del Tar dimostra la fondatezza dei nostri provvedimenti, dei controlli costanti dei Carabinieri, dell’interdittiva antimafia della Prefettura: non un accanimento contro una persona o un cognome, ma la conseguenza di fatti, legami, interessi economici con pregiudicati. Per prevenire fatti criminosi, la Prefettura ci ha inviato quella interdittiva: era nostro dovere agire di conseguenza, come abbiamo fatto più di recente anche con l’ex Lyons”.

Secondo Serafina Papalia infatti non esistevano i presupposti per l’interdittiva antimafia perché la Prefettura si sarebbe limitata a considerare i suoi rapporti di parentela con persone con precedenti penali senza introdurre elementi concreti a sostegno del pericolo di infiltrazione mafiosa. E di conseguenza il Comune non avrebbe dovuto provvedere alla chiusura (divieto di prosecuzione dell’attività commerciale), per giunta dopo circa 7 mesi dalla presentazione della scia.

La ricostruzione del Tar però rileva che i presupposti per l’interdittiva c’erano.
La vicinanza tra la ricorrente e gli ambienti della criminalità organizzata non deriva solo dai rapporti di parentela ma da precisi intrecci economici.
Il fratello, Domenico Papalia (gravato da numerosi precedenti di polizia per associazione a delinquere di stampo mafioso, lesioni e ricettazione), era anche preposto e addetto alla somministrazione di alimenti e bevande. I Carabinieri di Buccinasco hanno accertato la presenza nel bar del marito, Giuseppe Grillo (pluripregiudicato, oggi in carcere dopo ultimo arresto e latitanza).
La stessa Serafina Papalia, secondo quanto accertato dalla DIA, risulta anche socia della società L.M.T. s.a.s. di Papalia Pasquale condannato con rito abbreviato nel 2009 per associazione di tipo mafioso nell’ambito dell’indagine Cerberus. E possiede quote di una società immobiliare, la Dream Case & Building Real Estate srl, coinvolta nell’indagine Parco Sud, come punto logistico di riferimento per la cosca Barbaro/Papalia.

“Questa sentenza – conclude il sindaco – per il nostro Comune è fondamentale, direi storica. La conferma che lo Stato può e deve vincere. Che ognuno di noi, le istituzioni prima di tutto, deve assumersi la responsabilità di scegliere da che parte stare e di compiere il proprio dovere, come ci ha ricordato la scorsa settimana in un incontro proprio a Buccinasco la dottoressa Alessandra Dolci, al vertice della DDA di Milano”.

 

Ufficio stampa Comune di Buccinasco


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